Avete presente l’ansia che vi prende davanti alla batteria scarica del vostro cellulare? E avete presente la rabbia che vi assale quando, con l’1%, il caricatore non funziona?
Allo stesso modo reagiamo istintivamente davanti ad una persona che vive in uno stato di bassa energia, di malumore, di depressione. Che sia lieve o profonda. Che la spinga a starsene per qualche tempo sul divano o che la porti, invece, ad una condizione debilitante per lo studio, il lavoro, le relazioni private.
Alzati! Muoviti! Non stare lì fermo! Tirati su! Ci troviamo a dire e, magari, condiamo il tutto con qualche improperio o qualche veemente parola in dialetto.
La rabbia è la più viscerale e vitale scarica di energia che l’Essere umano abbia coltivato nel proprio patrimonio genetico. Anche davanti all’altrui carenza di energia, è la prima risposta naturale e istintiva che la nostra “memoria genetica” ripropone.
L’effetto che produciamo con questa istintiva “immissione di energia”, però, non sempre è quello che volevamo ottenere. Spesso la persona interessata si sente ancor più scarica, perché la nostra rabbia non è energia donata, ma – paradossalmente – energia richiesta, e quindi sottratta.
Come poter accompagnare al recupero di energie vitali coloro che ci stanno vicini, senza risultare noi stessi richiedenti?
La via pedagogica e la via educativa ci insegnano che “stare con” e “fare con” sono le due condizioni fondamentali per passare energia senza chiedere energia.
Stare con e fare con… che cosa, quando, dove? Un’attenta lettura pedagogica dei sistemi relazionali può fornire suggerimenti adeguati e sottili, volti a smuovere nella direzioni giusta i carichi energetici presenti. Un intervento educativo pianificato può fornire strumenti ed esempi creando esperienze condivise.